La sessualità
tratto da “La storia di Giovanni e Margherita”
Le entità viventi allo stato originario sono solo dotate di una generica ‘sensibilità’.
La sensibilità, a un maggiore livello di sviluppo, si trasforma in organo sensorio specializzato.
Lo sviluppo avviene attraverso la selezione naturale.
Quando cioè la collettività delle entità ha una comune esigenza e dunque una comune ‘volontà’, gli individui dotati di una forma più adatta all’esercizio di questa volontà vincono sugli altri e causano così l’affermarsi di un contesto caratterizzato da individui dotati della forma vincente.
Alla lunga questo processo dà luogo agli organi specializzati, la cui massima espressione è il cervello umano.
Possiamo quindi dire che il formarsi di un organo comporta ogni volta la somatizzazione del volere degli individui.
Ora, una delle esigenze fondamentali di ogni entità è quella di stabilire un regime di interrelazione intima con le altre.
Ne è derivato che, poiché la massima espressione dell’interrelazione intima è la penetrazione di un individuo nell’altro, una parte degli originari sensori si è specializzata in organi del penetrare e dell’essere penetrati, ovvero apparato sessuale maschile e femminile.
Stante poi la grande intelligenza e duttilità della natura, essa, ogni volta, ha utilizzato gli organi per la soluzione di molteplici esigenze, pur dotandoli di una maggiore attitudine verso tipi di esigenze specifiche.
In particolare, essendo gran parte delle esigenze dell’individuo riconducibili alla volontà di interrelazione, ha dotato tutti gli organi di una più o meno grande capacità di esercizio della sessualità.
Quanto però agli organi più specializzati nel penetrare e nell’essere penetrati, ferme restando le altre loro funzioni, li ha trasformati in punti focali della sensibilità degli individui, e dunque in organi ottimali per stabilire l’interrelazione.
L’individuo, pertanto, nel compimento del gesto sessuale, gode del fatto di essere nel corpo o avere nel corpo l’altro individuo, e quindi di questa forma di interrelazione profonda rispetto alla quale gli organi del penetrare e dell’essere penetrati hanno una funzione strumentale.
Naturalmente anche l’esercizio della ‘mera sessualità’(sessualità genitale) provoca, di per sé, un certo ‘piacere’, che non va sottovalutato, ma esso è più legato all’esigenza di scaricare la tensione sessuale in senso stretto, pure voluta dalla natura per garantirsi la riproduzione e per rafforzare la volontà di interrelazione, che non alla vera funzione della sessualità, che resta il consentire l’interrelazione profonda.
Tant’è che non v’è chi non sappia com’è noioso, se non opprimente, in assenza di tensioni da scaricare, l’esercizio della sessualità con persone verso le quali non si abbia volontà di interrelarsi.
La natura, in definitiva, intelligente com’è, ha strumentalizzato gli organi del penetrare e dell’essere penetrati – caricandoli della tensione sessuale, atta a generare un ancor più forte desiderio di ricercarsi degli individui – e ha scelto il momento del loro incontrarsi profondamente quale momento ottimale per la consegna e la ricezione del seme.
Da ciò sono nati organi a specializzazione mista, quali appunto quelli della riproduzione.
Dopodiché ha causato una sempre maggiore specializzazione dei loro organi e delle loro pulsioni, giungendo a stabilire sistemi di un’astuzia e di una laboriosità commovente, come nel caso dei pollini, che si fanno portare dal vento, o delle anguille, che attraversano gli oceani.
Gli uomini, in particolare, hanno risolto da molto tempo i loro problemi di incontro e – fatte salve le difficoltà che si creano l’un l’altro, pure finalizzate alla migliore selezione – si incontrano dove e quando vogliono.
Tutto ciò ha comportato uno ‘sforzo organizzativo’ e selettivo enorme, bene evidenziato dalla complessità dei nostri organismi, che, poiché in natura nulla diventa mai pacifico, causa la necessità del formarsi continuo di ulteriori ‘volontà propulsive’, cioè i nostri modi di pensare\culture\morali.
E veniamo a noi.
L’individuo moderno già da alcuni decenni, ma in qualche misura da molti millenni, ha imparato a controllare il meccanismo della riproduzione, per cui gode della sessualità anche prescindendo dalla finalità riproduttiva.
Abbiamo visto infatti che la natura, nel legare la riproduzione alla sessualità, l’ha solo strumentalizzata, scegliendo un sistema che, oltre a essere il meno doloroso, fosse il più piacevole, ottenendo di realizzare una cosa tanto complessa quanto la riproduzione attraverso un sistema tanto gradevole quanto l’esercizio della sessualità.
Osservazione questa che merita un inciso in relazione al tema del lavoro.
Gli individui, cioè, ostili come sono alla sofferenza, alla lunga vi si ribellano.
Il che significa che se si vuole che gli uomini di oggi lavorino e producano, è necessario, seguendo l’esempio spettacolare della stessa natura, individuare modi per trasformare il lavoro in gioia. Diversamente, con tutte le loro forze, vi si ribelleranno.
Ovviamente, nel mentre ciò si realizza, sarà necessario che ogni uomo continui a lavorare come può, altrimenti quella stessa sofferenza che cerca di evitare rifiutando il lavoro gli ricadrà addosso moltiplicata, attraverso il rifiuto degli altri, per non aver voluto cooperare alla loro vita.
Si faccia caso, in fondo, al fatto che la stessa natura, che pure è così abile, è riuscita finora a rendere piacevole la procreazione, ma non la gestazione, né il parto.
Nemmeno la natura, insomma, pur in tanto tempo e con tanti strumenti a disposizione, è riuscita ad attuare completamente il suo intento.
Ma torniamo alla sessualità.
La sessualità, specializzazione della sensibilità, è la prima cultura di ogni entità.
Essa, in quanto cultura\modo comune di vedere le cose, è la prima forma di linguaggio che gli uomini hanno utilizzato per trasmettersi il loro sapere, rappresentato nella fase iniziale dalle mere pulsioni originarie.
Un primo linguaggio si è poi specializzato in tantissimi altri, uno dei quali è la lingua vera e propria, perché le parole, in quanto modulabili all’infinito, sono atte a descrivere la realtà in maniera compiuta, per cui, se adoperate propriamente, sono l’unico strumento possibile per garantire i livelli complessi della comunicazione.
La sessualità però è un tipo di linguaggio sintetico attraverso il quale gli individui, anche a prescindere dalla capacità di saper adoperare propriamente le parole, riescono a comunicarsi la loro emozionalità.
L’individuo moderno utilizza sempre più articolatamente la sessualità quale strumento per riconoscere ed essere riconosciuto ai fini della migliore sopravvivenza e del migliore sviluppo.
È anche questo che ha causato il diffondersi di tante e così diverse forme di sessualità, quali l’omosessualità, bisessualità e transessualità.
Anche il sadismo e il masochismo, e persino la criminalità sessuale, hanno lo stesso valore ‘linguistico’.
L’esercitarle è anch’esso dovuto alla volontà di interrelazione, perché equivalgono a uno sfregarsi violento dei corpi allo scopo di percepire più fortemente la propria e altrui emozionalità e comunicarsela.
Va da sé che quando siano esercitate in maniere che travalichino la misura del congruo sono aberrazioni da cui dover guarire, o delitti.
Nei limiti dell’ordinario, invece, esse sono solo modi più accentuati di scatenare e comunicare la normale emozionalità.
Giunti a questo punto possiamo concludere che la sessualità ha quattro fondamentali valenze, tutte partecipi l’una della natura dell’altra.
La prima è quella legata alla sessualità come strumento per addivenire all’interrelazione profonda, ed è la più importante, poiché l’esigenza fondamentale di ogni individuo è quella di comunicare con gli altri.
La seconda è quella legata al piacere che gli organi del sesso sono comunque in grado di procurare a causa della loro forte sensibilizzazione\culturalizzazione.
La terza è quella legata all’esigenza di riprodursi.
La quarta è quella legata alla sua funzione veicolare: nel senso che gli individui usano la sessualità come strumento per proporsi agli altri e come veicolo per muoversi nel contesto.
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